Il progetto Neptune partiva da alcune considerazioni fatte dal presidente anni prima presso l’associazione “V. Castelli” sul rapporto tra adolescenti e diabete. L’adolescenza è un periodo delicato e complesso, dove il/la bambino/a cambia nel fisico e nella psicologia. La persona con diabete tende a rifiutare la sua malattia, agendo in modo apparentemente irrazionale. Il richiuderlo in iniziative che riguardano solo la patologia, suscitava la sua scarsa collaborazione. Inoltre, lo concentrava su aspetti sanitari trascurando gli aspetti psicologici, che, invece, erano quelli decisivi. Al contrario, se si trovava tra suoi coetanei senza diabete in iniziative che mettessero la patologia ai margini senza escluderla, la persona con diabete avrebbe collaborato meglio. In particolare, se tutti i partecipanti avessero i medesimi obiettivi da conseguire, la loro attenzione non si sarebbe concentrata sulla malattia, includendo anche altre persone che non avevano il diabete. Ciò avrebbe facilitato l’aggregazione e avrebbe impedito al giovane paziente di chiudersi in se stesso, generando in piccolo fenomeni di autoesclusione. La presenza di partecipanti senza diabete era, infatti, fondamentale per attuare una nuova filosofia operativa differente da quella promossa fino ad allora in altre associazioni.
Quest’alternativa doveva nascere al di fuori degli schemi prettamente medici, puntando sulla socialità e dando per acquisite le conoscenze sul diabete da parte dei partecipanti. Esisteva, infatti, una sola consegna per i nostri partecipanti, con o senza diabete, non parlare della malattia, ma interagire con gli ospiti maltesi, facendoli sentire parte di noi, al di là delle difficoltà linguistiche. Altri punti di forza dell’operazione sarebbero stati la gastronomia, le attrazioni folkloristiche e commerciali della città già preparate dagli studenti dei corsi del liceo linguistico coinvolti nell’alternanza. Tale filosofia e progetto esposti alla dirigenza maltese, sono stati ben accolti da quest’ultima, per cui si è passati all’organizzazione di questo scambio. I risultati hanno superato le attese, creando una completa armonia tra gli ospiti maltesi e i loro coetanei siciliani, con e senza diabete.
Mirando all’aspetto sociale e umano, il progetto e i suoi esecutori hanno dimostrato anche che ciò che fa la differenza è la motivazione che si trova in se stessi per superare le difficoltà. L’importanza degli aspetti clinici viene lasciata ai margini senza mai essere dimenticata, liberando la persona dal pensiero della malattia stessa. In questo, anche la scelta dei partecipanti senza diabete si è dimostrata fondamentale, perché si sono dimostrati un fattore aggregante notevole che ha permesso il superamento delle difficoltà. Inoltre, è stato il primo lavoro svolto da classi di scuole diverse ma coordinate dall’associazione, che hanno realizzato in fasi successive mirato ad un obiettivo comune che era la riuscita dell’incontro tra giovani con diabete di nazioni diverse. I percorsi scelti sono stati quelli individuati dal progetto “Valletta” con qualche modifica, che ha agevolato le visite. Inoltre, i costi di trasporto e di vitto dei partecipanti palermitani sono stati sostenuti dalla nostra associazione, mentre quella dei maltesi sono stati sostenuti dalla loro.
Dopo questo primo scambio, l’esperienza si è conclusa l’anno successivo con il progetto Mellitha (dal nome dell’antica capitale maltese e perché assonante con la parola mellito che segue il termine diabete). Questo progetto ha continuato l’esperienza del Neptune, mirando sempre a far collaborare persone con diabete e senza diabete siciliani su tematiche comuni, ma non sulla malattia. Seguiti da una pedagoga, i partecipanti continuano il lavoro iniziato col Neptune. Durante gli incontri, i partecipanti seguivano delle istruzioni miranti a farli collaborare tra loro con giochi di gruppo mirati che creassero aggregazione tra loro, cosa che ne ha rafforzato la coesione. In questo modo, hanno potuto presentarsi uniti a Malta, concludendo un percorso iniziato quasi per caso e segnando l’inizio di un approccio diverso nei confronti della malattia.