Per tiroiditi, s’intende in medicina l’attacco ad un organo, la tiroide che regola le misure del nostro corpo (altezza, dimensioni, ecc..). Quest’ultima è aggredita dalle cellule autoimmuni, generando la distruzione degli ormoni tiroidei e compromettendo la funzionalità della tiroide stessa. Le tiroiditi sono diverse, ma sono due le principali, quella di Graves-Basedow e quella di Hashimoto. La tiroidite di Graves-Basedow è una forma d’ipertiroidismo ovvero una condizione patologica contraddistinta da un aumento dell’attività secretoria di iodotironine da parte della tiroide. Vi si può associare o meno una tireotossicosi che significa un’azione tossica delle iodotironine (una tipologia di ormoni) a livello di tessuto. La tiroidite di Graves-Basedow è una sindrome caratterizzata da ipertiroidismo e gozzo, accompagnato da orbitopatia (espansione del bulbo oculare). La malattia è caratterizzata danervosismo, irritabilità, insonnia, tremori, palpitazioni, fasi di depressione e astenia. È causata dalla presenza di autoanticorpi che attivano il recettore del TSH (TsAb), determinando un aumento della sintesi e della secrezione degli ormoni tiroidei e favorendo l’insorgenza del gozzo diffuso. A provocare questa malattia possono contribuire infezioni, stress, ormoni estrogeni, fumo e farmaci. Il ridotto assorbimento intestinale del calcio può favorire anche l’insorgenza di osteoporosi. Per curarla, occorre ricorrere a trattamenti farmaci contenenti tionamidi che diminuisce la produzione di ormoni tiroidei. Durante il trattamento, è preferibile evitare un’attività fisica intensa, fare una dieta ipercalorica, iperproteica e ipervitaminica, abolire fumo e caffè, evitare il sale iodato o altre fonti di iodio come alcuni integratori, dentifrici, e collutori. C’è da dire che la malattia ha delle fasi di regressione naturale, perciò le cure possono aiutare tali regressioni. Invece, la Tiroidite di Hashimoto è definita tale quando le cellule autoimmuni, attaccando gli ormoni prodotti dalla tiroide, la deformano fino a creare un gozzo. Ciò causa disfunzioni endocrine in tutto il corpo come l’aumento di peso. È una malattia che, in genere, inizia con fenomeni di ipertiroidismo per poi evolvere in ipotiroidismo, ed è comune nelle aree geografiche a normale apporto iodico, con una prevalenza del 5-15% nelle donne e del 1-5% negli uomini. Il gran numero di possibili sintomi diversi, che in tanti libri di medicina sono descritti solo in parte, spesso creano insicurezza nel medico e nel paziente. Quando il processo immunitario diminuisce, diminuiscono spesso anche i sintomi. Questi possono comprendere quelli tipici dell’ipertiroidismo quali disturbi del sonno, orticaria, sudorazione, pelle umida e calda, fame eccessiva e sete, mentre per le donne possono portare disturbi del ciclo mestruale. Dopo questi sintomi, ne possono entrare in scena altri tipici dell’ipotiroidismo, quali mancanza di concentrazione, mancanza di memoria, abbassamento d’umore, depressione, attacchi d’ansia e di panico, capelli secchi, arruffati, opachi e caduta dei medesimi, stipsi, intolleranza al freddo, pelle pastosa e secca (mixedema) e riduzione dell’udito. Per individuare questa tiroidite, il medico che ne sospetti l’esistenza, prescrive degli esami di sangue alla ricerca degli anticorpi specifici. Se trovati, il medico procede con un’ecografia per osservare l’eventuale presenza di un’infiammazione della tiroide e le dimensioni. Essendo, però, una malattia per lo più asintomatica dove i gli anticorpi aiutoimmuni non sono massicci, spesso i medici si limitano a osservarne le evoluzioni, intervenendo solo dove il quadro tendi ad aggravarsi. In tal caso, i trattamenti mirano a contenere l’eventuale gozzo e a stabilizzare il Tsh (dall’ingl. Thyroid-stimulating hormone- ormone tireostimolante).
Categoria: Patologie autoimmuni
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